Serata al Vinile. Una riflessione più ampia.

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Buongiorno!

Tutti i gastronomi, appassionati, chef e professionisti sono a Identità golose 2015 Milano, manifestazione gastronomica di rilievo internazionale; è lì anche lo chef del Vinile, Giovanni Sorrentino, locale che ho visitato ieri sera a Salerno dopo una tappa alla Feltrinelli per comprare un testo che cambia la prospettiva con la quale guardiamo all’economia, ai mercati, alla società  e soprattutto, al concetto di ricchezza e della sua distribuzione: il Capitale di Piketty Thomas.

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Devo dirvi che sono felice che Salerno stia crescendo sotto il profilo dell’offerta gastronomica, fino a qualche tempo fa molto trascurata in città e che anche il Vinile conferma il processo di crescita della ristorazione salernitana. Il menù è ricercato e anche i prodotti, con un team di giovanissimi ragazzi che fanno scuola e crescono in queste nuove formule di “alta gastronomia accessibile”, dopo aver iniziato percorsi presso i maestri chef del territorio e non solo.

Nel food sta accadendo, ormai già da un po’ di tempo, quanto è accaduto nel settore del fashion, con la moda democratica, nel settore del travelling con le compagnie low cost, della tv con i talent show, del furniture, con i vari ikea ecc.; insomma una sorta di ‘svolta democratica’ che almeno apparentemente, soddisfa i desiderata della ‘massa’ e rende  ‘accessibile’, quanto fino a un decennio fa veniva agognato per risalire la scala sociale.

La parola chiave resta sempre ‘consumismo’ anche se più ‘democratico’. Certamente abbiamo perso la nostra capacità di identificazione oltre il consumo e questo ci rende molto vulnerabili e in conflitto con la società.

Beh il discorso potrebbe diventare molto lungo e poi cosa c’entra questo con uno spazio che parla di cibo?! Tuttavia sono alcune delle riflessioni che mi hanno accompagnato durante la serata e che avevo desiderio di esternare.

Tornando al Vinile, la cucina anche qui è a vista, forse troppo, poiché abbiamo cenato al bancone e, nonostante sia appassionante ed esperenziale assistere alla preparazione dei piatti, l’assenza di una vetrata tra cucina e sala, essendo l’ambiente piccolo, impernia di odori la sala; conviene scegliere un tavolo più lontano.

Lo staff è cordiale e gentile, anche se mancava lo chef Giovanni Sorrentino, del quale avrei assaggiato volentieri la mano.

E’ possibile scegliere tra una formula di degustazione, o una in 4 portate o à la carte. Buona anche la selezione dei vini e il pane preparato dagli chef.

Abbiamo scelto un’insalatina d’anatra al tartufo con uovo fritto alle nocciole e burrata pugliese, un risotto mantecato al burro di bufala, radicchio in diverse consistenze e riduzione d’aglianico, tonno scottato in crosta di senape e bietolina e salsa di yogurt di bufala e un dessert Passione tropicale, con souffle al frutto della passione, spiedino di ananas caramellata e gelato alla vaniglia.

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La caratteristica del locale è inscritta nel nome ‘Vinile’, con sottopiatti in Vinile che suggeriscono ciascuno un album da ascoltare.

Caspita, se fosse stato del  così, l’idea sarebbe stata del tutto centrata, invece solo intuita. La musica non è parte integrante dell’esperienza proposta, solo il giovedì viene organizzata una serata musicale, che tuttavia mi hanno detto essere molto bella. Quindi, se potete, e avete voglia di musica, andate di Giovedì.

Quello di cui voglio parlare è infatti la Musica. Vorrei fare un appello: dopo il design, la cucina e i prodotti, aspettiamo locali che scelgano di investire anche in qualità musicale, una carenza insopportabile!

Per rifarmi, vi lascio con Benjamin Clementine: Mi ha invasa da qualche giorno!


Continuate a seguirmi, mi terrete compagnia!

ANNALUISA

2 Comments

  1. Salve, lo chef si chiama Giovanni…
    Per quanto concerne la musica, da ex musicante: non so se lei è di salerno o a salerno ci si trova di passaggio… Se non è di salerno, mi preme chiarirle che da ormai tre/quattro anni, la musica salernitana vive una stagione depressiva dovuta, oltre che agli alti costi per il gestore, al calo delle presenze nei locali, soprattutto nei giorni infrasettimanali, che rende difficile sopportare i costi di cui sopra, alla riduzione delle superfici dei locali, necessaria a rientrare di tutti gli altri costi che gravano sulle attività, ad una politica della locale amministrazione volta a sopprimere qualsiasi genere di “rumore” prodotto dalle attività di somministrazione… e non solo:

    http://lacittadisalerno.gelocal.it/salerno/cronaca/2015/01/19/news/de-luca-abbassa-la-musica-il-conservatorio-va-al-tar-1.10702625

    Tale politica è supportata anche da suoi colleghi che enumerano la produzione musicale live (qualsiasi essa sia) fra le cafonesche espressioni di altro genere…

    In questo scenario proibizionista, capirà che già far musica il giovedì, merita tutta l’ammirazione del caso!!!

    ***salerno, con la s, non è un refuso…

  2. Certamente e ne sono felice. Lo sottolineavo come punto di forza poiché purtroppo è un elemento, quello della musica, insopportabilmente degradato. Il titolo del post lascia proprio aperta la volontà di una riflessione ‘più ampia’ che ha fatto bene ad ampliare; tuttavia cerco di testimoniare un’esperienza, senza politicizzare le questioni, seppur motivanti e giustificative di scelte.

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